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lunedì 9 luglio 2012

La saga di Crash: Crash Bandicoot




Come spesso è capitato per i platform, soprattutto per i primi destinati alla PS, ci troviamo di fronte ad un gioco la cui trama è effimera e tutto sommato risibile. Il malvagio Cortex, uno scienziato pazzo, conduce in laboratorio degli esperimenti su cavie bandicoot; Crash, una delle due cavie, riesce fortunosamente a fuggire ma, al suo risveglio presso una spiaggia, sa che deve tornare indietro per salvare la sua consanguigna.
Anche il gameplay è molto semplice: appurato il suo nome, ciò che Crash sa fare meglio è distruggere. Possiede solo due metodi di attacco: il salto e l'avvitamento su se stesso, o roteazione. Nel procedere con i livelli si potranno sconfiggere nemici, distruggere casse per collezionare bonus o importanti gemme (queste per sbloccare il secondo ending) e destreggiarsi con salti calcolati fra improbabili rovine o laboratori con alti voltaggi.
La difficoltà è piuttosto rilevante: avendo a disposizione una quantità di movimenti ed azioni davvero esigue per fronteggiare le avversità più disparate, anche un giocatore con una certa esperienza può iniziare a perdere vite a raffica (sebbene questi sia poi in grado di recuperarne altrettante facilmente, rifacendo determinati livelli). Terminarlo al 100%, poi, impegna e diverte.
L'esperienza di gioco si fa ancora una volta relativamente ampia, i livelli sono raggruppati a tema (giungla, tribù indigene, fiumi impetuosi, ecc.) ma, sebbene non si raggiungano ambientazioni di ecletticità particolarmente importante, tutto sommato non ci si stanca anche di fronte a livelli simili fra loro, data la difficoltà crescente e, soprattutto nella seconda metà di gioco, la straziante lunghezza. Non si può affatto parlare di esplorazione, perché Crash Bandicoot è sì un platform in 3D, ma tale nuova impostazione di gioco non è intesa in senso ampio: parecchi livelli sono solo disegnati in 3D, giocabili invece come in qualunque 2D, cioè da sinistra a destra dello schermo; quando invece si può percorrere la strada in "avanti" - utilizzando cioè principalmente gli altri due tasti direzionali - si è di fronte a livelli 'corridoio' dove non c'è libertà di movimento, in senso ampio.
I personaggi sono pochi ma hanno ugualmente ottenuto fama mondiale, soprattutto grazie ai sequel; nel complesso sono stati concepiti per divertire ed infatti anche i Boss hanno più lo scopo di impegnare da un punto di vista ludico e non pratico, di abilità. Le musiche non sono eccellenti ma senz'altro orecchiabili, appropriate e difficilmente dimenticabili.
Personalmente è stato uno dei primi due giochi che ho ricevuto insieme alla console casalinga (l'altro fu lo spettacolare Overboard che non ho più e che mai più riuscii a recuperare altrove) ma, nonostante ci si affezioni facilmente ai primi giochi che si provano - soprattutto in relativamente tenera età -, devo dire che non ha mai segnato in modo determinante le mie esperienze ludiche. Non lo venderei per (quasi) nulla al mondo, beninteso, però sicuramente non rientra nella mia personale top 10 delle preferenze.
Proporrei, prima dei voti finali, il video di un livello che racchiude in sé un po' tutta l'essenza del gioco, in quanto racchiude in sé quanto di più svampito si possa trovare assaporando questo capitolo fra musica, personaggi, gameplay e soprattutto (sebbene non sia tangibile, perché guardare non è come giocare) la difficoltà.








Trama: -
Gameplay: 7
Difficoltà: 8,5
Musiche: 7,5
Esplorazione: -
Personaggi: 8
Ambientazioni: 7
100%: 9
Voto personale: 7
Must: sì

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