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venerdì 14 ottobre 2011

Governo o stadio?

Ancora una volta si richiede la fiducia per continuare a governare e ancora una volta la situazione non cambia. Sarebbero bastati 8 voti in più, quasi un nulla. E la maggioranza sfoga poi la tensione con un applauso. Cosa c'è da applaudire?
Non certo il complimentarsi per festeggiare una maggioranza numerosa e coesa, spero; anche se, ogni tanto, si sente qualcuno dello schieramento che si vanta di questo, soprattutto facendo riferimento alla Sinistra. Peccato che il semplice fatto di essere più numerosi e (un po') più compatti degli avversari, non implica che lo si è in senso assoluto, perché questa maggioranza è tutto meno che forte, e tutte queste messe in ballo della fiducia con vittorie per il rotto della cuffia, ne sono una prova. Allora perché applaudire? Per lo scampato pericolo?
Beh, bella roba allora. E' questo un Governo che dovrebbe essere a capo di una Nazione in piena crisi e dal declino inconfutabile? Un Governo che si passa il fazzoletto sulla fronte per averla scampata per una manciata di voti? Un Governo che non pensa ad altro che a rimanere in piedi, se non legiferare per tutelarsi contro magistrati, intercettazioni, darsi poteri che in passato possedeva solo un monarca assoluto, cercare di troncare le gambe all'informazione "pulita", facendo passare le opinioni per accuse diffamatorie, per proporre solo informazione "sporca", che fa trapelare solo mezze verità, mezze notizie, quando non sono addirittura "non notizie" o "false notizie" (vedi l'ormai celeberrimo "tunnel" della Gelmini, la quale addirittura nel tentativo di tornare sui propri passi senza smentire nulla, peggiora la situazione)? Possono essere questi i nostri dipendenti?
Cosa succede se in un'azienda, una segretaria, invece di fare il proprio lavoro, pensasse solo a telefonare a chi le pare, a sistemare solo gli archivi che la riguardano strettamente, lavorasse solo due giorni a settimana e trovasse sempre una scusa per litigare con qualcuno in ufficio, così da perdere ancora di più del tempo? Non verrebbe licenziata? Analogamente, perché, noi, datori di lavoro di chi scegliamo di rappresentarci, non abbiamo il potere di licenziare in qualsiasi momento chi secondo noi non sta facendo il proprio dovere? Nella democrazia il potere dovrebbe averlo il popolo, non il Governo od il Parlamento, solo perché (in teoria) dovrebbe rappresentarci.
Attenzione, questo potere non ce l'abbiamo con le elezioni, per esempio scegliendo un altro partito. Intanto perché occorre aspettare 5 lunghissimi anni per farlo, e poi perché, traslando sull'esempio di cui sopra, sarebbe come scegliere chi mettere a capo segreteria una segretaria qualsiasi fra tot persone che si comportano tutte allo stesso modo, lavorativamente parlando. Il licenziamento non è questo, è togliere una persona dal suo posto e assumerne un'altra.
Non abbiamo questo potere. Allora cosa si deve fare? Manifestazioni? Rivoluzioni? Votare un altro? Sperare che alla prossima occasione, i voti di sfiducia siano maggiori di una dozzina? E per cosa? Per riproporci lo stesso stock di persone che immeritatamente viene stipendiato e non si schioda più da lì? O ancora peggio, vederci riproposto lo stesso Governo di adesso? Non che ci sia un'opzione nettamente più favorevole per noi, però c'era un tizio che diceva che la massa, per sua natura, è ignorante e prende decisioni stupide.
Non si capisce il perché: se 10 persone, prese singolarmente sono in parte intelligenti ed in parte stupide, perché le stesse 10, se ammassate, sommano fra loro la parte stupida e non l'altra?
Evidentemente se noi ci troviamo in una certa situazione, a questo punto, può solo voler dire che in fondo ci va bene così. Chi per pigrizia, chi perché non ha intenzione di mettersi in gioco, chi si lascia superficialmente abbindolare dalle parole di chi non dovrebbe ascoltare, chi è in malafede e vede in questa situazione come trarne profitti che altrimenti non ricaverebbe. Ormai la politica è uno sport, i ministri sono giocatori, il popolo la tifoseria pagante e l'Italia, solo il campo da gioco che, a fine partita, rimane calpestato, rovinato e, qua e là, con zolle e buchi creati da calci.

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